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L'AVVERSARIO
(L'ADVERSAIRE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 21 giugno 2003
 
di Nicole Garcia, con Daniel Auteuil, Géraldine Pailhas, François Cluzet, Emmanuelle Devos, Bernard Fresson (Francia, 2002)
 
" C'è di peggio che essere smascherati; c'è di non esserlo ". Quella di L'AVVERSARIO, di Nicole Garcia narra la stessa tragedia del bellissimo film di Laurent Cantet, A TEMPO PIENO. Lo stesso terribile fatto di cronaca, fattosi interrogazione, su un individuo, su noi stessi, sui valori della nostra società da quel gennaio del 1993. Enigma di una impostura, clamorosa, rivelatrice del nostro modo di vita, in nome della quale Jean-Claude Romand riuscì, per diciannove anni, a far credere ai propri familiari, agli amici, alla buona società della cittadina del Giura francese nella quale risiedeva, di essersi laureato in medicina, di aver fatto carriera fino a diventare un alto funzionario dell'Organizzazione Mondiale della Salute a Ginevra. E mistero di un individuo, mitomane e malato di certo, ma non trasformista cosciente o perverso alla Jekill and Hyde: prigioniero della spirale inesorabile delle proprie imposture morali, degli espedienti materiali, finanziari. Amato, rispettato, intelligente e sensibile: fino all'assassinio dei propri genitori, della moglie, dei due figlioli; il tentativo fallito di suicidio, la sopravvivenza, l'ergastolo.

Nicole Garcia cerca nuove chiavi di lettura, ispirandosi al romanzo di Emmanuel Carrère. Si affida alla maschera impotente quanto lucida di un ispiratissimo Daniel Auteuil per condurre in porto l'itinerario allucinante, ma al tempo stesso rivelatore e commovente di qualcuno che giunge ad uccidere per non deludere chi lo ama e rispetta. Laurent Cantet, nel primo film al quale è difficile evitare di riferirsi, si era allontanato dalla cronaca fedele degli avvenimenti; e, soprattutto, ne aveva occultato il finale sanguinoso. A TEMPO PIENO profittava allora della libertà di un film più astratto. Nel quale l'ambiguità, la colpevolezza o almeno la tentazione che è dentro di ognuno di noi - assieme al ruolo glaciale delle convenzioni sociali, della famiglia, della lucidità nel rapporto amoroso e affettivo, che finivano per rendere impossibile al protagonista ogni retromarcia - si caricavano di significati meno circostanziali, più universali.

Nicole Garcia si riferisce continuamente al massacro; e, anche se ricostruisce gli antefatti partendo dalla fine, rispetta cronologia e veridicità, fino ad illustrare gli interrogatori della polizia . Pur nella cura estrema, nella commossa partecipazione con la quale è concepito, L'AVVERSARIO è allora un po' condizionato ed appesantito da tanta ingombrante realtà. E il mistero, che non è quello di un poliziesco ma di un uomo cosciente e gentile che assiste alla propria caduta, permane.


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